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ILLUMINARE LA CASA CON LA LUCE DEL SOLE

Una parte importante dell'energia che arriva dal sole sulla terra è disponibile sotto forma di energia luminosa sia diretta che riflessa dalla volta celeste e costituisce la cosiddetta luce naturale. Sin dall'antichità gli architetti hanno cercato di sfruttare la luce naturale all'interno degli ambienti di vita e di lavoro, realizzando finestre, porte, atri e porticati. La scoperta della lampadina, e quindi di una sorgente di luce artificiale capace di competere per intensità con la luce naturale, ha fatto sì che questa fonte fosse dimenticata dai progettisti, in particolare negli ultimi cinquanta anni. E' frequente oggi l'esperienza di trovarsi all'interno di edifici totalmente illuminati durante il giorno con luce artificiale. 

Lo stato incoraggia l'installazione di PANELLI SOLARI e stanzia forti incentivi e rimborsi.

ALOE VERA per la nostra SALUTE

Programma Nazionale "TETTI FOTOVOLTAICI"

Al fine di fornire una corretta informazione circa il programma nazionale denominato "tetti Fotovoltaici", di seguito si indicano alcuni collegamenti utili:

INCENTIVI PER L'INSTALLAZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
23 Agosto 2005


L'Italia investe nel sole per produrre energia. Per la prima volta si dà il via ad un decreto che incentiva l'installazione di 100 MegaWatt di impianti fotovoltaici, e si pone come obiettivo da raggiungere i 300 MW entro il 2015. Gli incentivi verranno concessi in conto energia - e non in conto capitale - arriveranno cioè con l'energia prodotta il cui surplus può essere venduto alla rete elettrica a tariffe incentivanti. Questa una delle novità del decreto che prevede incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 Agosto 2005.

Il nuovo progetto del Governo apre la porta del solare oltre che al pubblico anche alle famiglie, ai condomini e ai privati che potranno installare impianti con procedure semplici ed agevoli. Il decreto stabilisce, inoltre, una differenziazione tra le tipologie di impianti: piccoli, meno di 20 kW; medi, tra 20-50 kW; e grandi, più di 50 kW.
Per avere diritto all'incentivo l'impianto dovrà essere esercito e mantenuto da parte del proprietario o dal condominio che potrà poi vendere la produzione di energia in eccesso alla rete ad una tariffa incentivante pari a circa tre volte la tariffa media di fornitura dell'energia elettrica. Gli incentivi sono stati scelti in modo tale da cercare di superare gli attriti che il mercato del fotovoltaico presenta oggi.

 http://www.governo.it


Fonte ADICONSUM (marzo 2001):

La Legge Finanziaria 2001, con l’intento di sviluppare l’energia prodotta con fonti rinnovabili, ha stanziato circa 70 miliardi per incentivare l’installazione di moduli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Dovrebbe trattarsi di un contributo a fondo perduto pari al 70% del costo dell’investimento.

Infatti, sono in corso di preparazione due bandi:

  1. Il primo riguarda gli Enti Pubblici (Comuni, Province, Scuole, Ministeri, ecc.) e disciplinerà le modalità di corresponsione degli incentivi agli Enti che vorranno installare i moduli sui propri edifici.
  2. Il secondo definirà la ripartizione dei fondi alle Regioni, che saranno chiamate a gestire la concessione degli incentivi ai privati (persone fisiche e società). Gli incentivi dovrebbero riguardare l’installazione di piccoli impianti, compresi tra 1 e 20 kW di potenza. Quindi, per poter usufruire dei contributi, i cittadini dovranno attendere l’uscita del bando e poi presentare alla propria Regione la domanda per ottenere il contributo.

 Importante!!
Una recente delibera dell’Autorità per l’energia ha stabilito che gli impianti fotovoltaici possono essere collegati con la rete nazionale. In questo modo si potrà prelevare dalla rete l’energia necessaria per il consumo, eventualmente non prodotta dall’impianto fotovoltaico, e viceversa si potrà immettere in rete l’energia elettrica prodotta in eccesso rispetto alle esigenze di autoconsumo.

Sito internet: www.adiconsum.it/news/gli_incentivi.htm


Ministero dell'Ambiente (Maggio 2001):

Decreto "Tetti Fotovoltaici" : Art.2

Programma "Tetti fotovoltaici"

Il presente decreto definisce e avvia il Programma "Tetti fotovoltaici", finalizzato alla realizzazione nel periodo 2000-2002, di impianti fotovoltaici di potenza da 1 a 50 kWp collegati alla rete elettrica di distribuzione in bassa tensione e integrati/installati nelle strutture edilizie (ivi inclusi gli elementi di arredo urbano) e relative pertinenze, poste sul territorio italiano. Il Programma è organizzato in due Sottoprogrammi: uno rivolto ai soggetti pubblici e l'altro indirizzato, attraverso le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, ai soggetti pubblici e privati. Entrambe le categorie di soggetti, titolari di utenza elettrica e che intendano installare impianti fotovoltaici presso strutture edilizie di loro proprietà o sulle quali esercitano un altro diritto reale di godimento, possono beneficiare, per la realizzazione di detti impianti, di un contributo pubblico in conto capitale, la cui misura sarà determinata anche in relazione alle disponibilità finanziarie di questo Ministero. http://www.minambiente.it/Sito/legislazione/decreti/2001/D01_03_29_n106.asp

PROGRAMMA NAZIONALE 
10.000 TETTI  FOTOVOLTAICI 

Si tratta di un programma nato e voluto congiuntamente dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dell’Industria per dare un seguito agli impegni assunti nella Conferenza di Kyoto, al fine di ridurre le emissioni dei gas serra.

IAl programma potranno accedere sia soggetti pubblici che privati (imprese incluse) e sarà gestito dall’ENEA, come verrà presto formalizzato da un apposito "Accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente, Ministero dell’Industria e ENEA".

E’ prevista la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un bando generale di approvazione del programma. Una successiva serie di bandi annuali definiranno, anno per anno, modalità e limiti.

Descrizione del programma

Il programma nazionale 10.000 tetti fotovoltaici prevede la realizzazione, in 5 anni, di 10.000 impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica, dei quali 9.000 di piccola taglia (potenza compresa tra 1 e 5 kWp) e 1.000 di media taglia (da 5 a 50 kWp), per una potenza complessiva di 50 MWp.

Considerando l’ancora elevato costo della tecnologia (circa 15 milioni di Lire per ogni kWp collegato alla rete), un numero così importante di impianti potrà essere ottenuto ovviamente solo attraverso adeguati incentivi, che si concretizzeranno nell’erogazione di contributi in conto capitale pari al 75% del costo totale d’impianto. Il programma, come accennato in precedenza, sarà modulato negli anni a seconda sia dei risultati ottenuti che dell’andamento del mercato. Si prevedono infatti inevitabili economie di scala, con conseguenti riduzioni dei costi.

Grazie a questo programma si prevede una diffusione dei sistemi fotovoltaici tale da consentire la creazione di un mercato che non sia più solo "di nicchia" (alimentazione di utenze isolate), ma, come sta avvenendo in altri paesi (Germania e Giappone davanti a tutti), si raggiungano dei numeri che permettano lo sviluppo di imprese nazionali di maggiori dimensioni, con positivi risvolti occupazionali.

Un "Comitato di Indirizzo e Controllo", presieduto dall’ENEA, sarà responsabile dell’impostazione, della supervisione e del controllo del programma. La gestione operativa sarà invece affidata ad una "Commissione Tecnica".

Gli impianti fotovoltaici (da installare su facciate, tetti, cortili, terrazzi, pensiline, …) saranno collegati alla rete elettrica monofase se la potenza di picco risulterà inferiore ai 5 kW, a quella trifase in bassa tensione nel caso di potenze superiori.

La domanda di contributo dovrà essere presentata all’ENEA, allegando, insieme ad un progetto di massima dell’impianto, una serie di dichiarazioni relative ai consumi, alla proprietà dell’edificio su cui si intende eseguire l’installazione, all’impegno del soggetto interessato a non alienare l’impianto per almeno 12 anni.

Questi documenti saranno analizzati dall’ENEA, in collaborazione con un rappresentante dell’azienda elettrica che gestisce la rete alla quale l’impianto dovrà collegarsi e, se risulteranno soddisfatti i necessari requisiti tecnico-economici, il soggetto interessato potrà realizzare l’impianto rivolgendosi ad una ditta di sua fiducia.

E’ importante sottolineare che la data di ricezione della domanda costituisce il criterio di priorità di valutazione. In pratica, i primi che presenteranno richiesta saranno anche i primi che potranno beneficiare dei contributi (se, ovviamente, saranno soddisfatti i requisiti).

Una volta concluso l’impianto, un responsabile ENEA provvederà al collaudo tecnico-amministrativo, che, nel caso di risultato positivo, verrà seguito dall’erogazione del contributo pubblico.

I fondi previsti per la realizzazione del programma dovrebbero ammontare a circa 500 miliardi di Lire in 5 anni. Saranno gestiti dall’ENEA, ma in un sistema di contabilità "separata" e quindi non saranno soggetti alle regole dettate di anno in anno dalla finanziaria per il contenimento della spesa pubblica. Ecco che quindi l’erogazione del contributo seguirà un iter parallelo, ma non interno alla contabilità dell’ENEA: si prevede che i pagamenti avverranno 60 giorni dopo la presentazione della fattura.

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Quando si parla di potenza elettrica generata dai moduli fotovoltaici si trova sempre la dicitura "watt di picco" (Wp). La "p" a lato della potenza significa "di picco", che fa riferimento alla potenza standard dei moduli fotovoltaici: la potenza di picco viene infatti erogata dal sistema in condizioni standard, che corrispondono a condizioni ideali, simili al sole a mezzogiorno d’estate (irraggiamento di 1.000 W/m2 e temperatura della cella di 25°C). Si tratta di un riferimento riconosciuto a livello internazionale.

La potenza in uscita dall’impianto ovviamente varia con il cambiare dell’intensità dell’irraggiamento solare, comunque si può stimare in 1.200 kWh/anno per kWp l’energia elettrica utile mediamente prodotta da un impianto fotovoltaico installato sul territorio italiano (si va dai circa 1.100 kWh/kWp anno di Milano ai circa 1.550 kWh/kWp di Trapani).

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La connessione alla rete: aspetti tecnico-economici

Fino a qualche tempo fa, vale a dire per tutto il 1997, in Italia la connessione di impianti di autoproduzione sulla rete a BT non era consentita. Il collegamento poteva avvenire solo in trifase dalla MT in su. La terza edizione delle norme CEI 11/20, entrata in vigore nel gennaio ’98, consente il collegamento in BT sia in monofase che in trifase di impianti di autoproduzione fino a 5 kW.

Poiché il campo fotovoltaico produce energia elettrica sotto forma di tensione e corrente continua, mentre la rete pubblica presenta una tensione alternata di 230 V (monofase) o 400 V (trifase), è necessario installare tra i moduli fotovoltaici e la rete un dispositivo (inverter) che trasforma l’energia prodotta dall’impianto solare in energia utilizzabile dalla rete.

I cosiddetti inverter "di connessione a rete" dispongono di dispositivi di sicurezza che garantiscono non solo una cessione alla rete di energia elettrica di qualità tale da non creare alcun disturbo alla rete stessa (si parla di "finestre" di tensione e frequenza da rispettare), ma evitano anche il funzionamento in isola, che si verifica quando l’inverter continua a funzionare anche quando manca la tensione di rete, generando situazioni di pericolo, soprattutto per gli operatori che stanno in quel momento intervenendo sulla rete.

Gli impianti solari fotovoltaici di connessione a rete hanno la particolarità di lavorare in regime di interscambio con la rete elettrica locale. In pratica, nelle ore di luce l’utenza consuma l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto, mentre quando la luce non c’è o non è sufficiente, oppure se l’utenza richiede più energia di quella che l’impianto è in grado di fornire, sarà la rete elettrica che garantirà l’approvvigionamento dell’energia elettrica necessaria, fungendo da batteria di capacità infinita.

Se succede che l’impianto solare produce più energia di quella richiesta dall’utenza, tale energia può essere immessa in rete. In questo caso si parla di "cessione delle eccedenze" all’azienda elettrica locale.

Per impianti superiori ai 20 kWp si prevede che ci sarà un contatore fiscale in base al quale l’autoproduttore pagherà le imposte addizionali sull’energia prodotta e consumata e un contatore valido ai fini non fiscali ma "aziendali", in base al quale verranno remunerati i kWh ceduti all’azienda elettrica. La valorizzazione delle eccedenze attualmente è di circa 43 Lire/kWh: si spera ovviamente che si provveda ad adeguati aggiustamenti. Somme superiori (intorno alle 400 Lire/kWh) sono invece riservate per le eccedenze relative a impianti inseriti nelle graduatorie previste dal noto provvedimento CIP6/92 (che quindi non riguarderanno gli impianti del programma dai 10.000 tetti).

Fino ai 20 kWp, invece, il soggetto interessato potrà probabilmente scegliere tra la contabilizzazione dell’energia prodotta, con il relativo (scarso) riconoscimento economico, e il net-metering, ossia scambiare l’energia elettrica con l’azienda elettrica su base annuale, senza alcuna necessità di partita IVA, che viene al contrario richiesta se si intende "vendere" il kWh fotovoltaico al gestore della rete.

 1) Generatore Fotovoltaico

 2) Quadro di connessione

 3) Inverter

 4) Quadro di distribuzione

 5) Contatore di energia elettrica prodotta in uscita 

 

 

Nel caso del net-metering, se l’impianto fotovoltaico ha prodotto 100, mentre l’utenza ha prelevato 105, l’autoproduttore dovrà pagare questi 5 all’azienda elettrica, mentre se la produzione è stata comunque pari a 100, ma il consumo è risultato inferiore, ad esempio 95, succede che questi 5 in più, denominati appunto "eccedenze", che sono entrati nella rete, non potranno essere venduti, ma risulteranno essere un "regalo" che il possessore dell’impianto solare fa alla rete. Il conteggio dovrebbe essere effettuato a fine anno.

Si prevede che la maggior parte degli impianti, aventi taglia inferiore ai 5 kWp, andranno nella direzione proprio del net-metering.

In ogni caso, gli impianti che verranno ammessi a contributo molto probabilmente produrranno energia in quantità confrontabile ai consumi medi su base statistica del soggetto che presenta la domanda, in modo da evitare il finanziamento di impianti di autoproduzione interamente dedicati alla rete. Sarà quindi possibile ratificare contratti con le aziende elettriche per la cessione delle eccedenze, mentre sarà impedita la realizzazione di impianti fatti solo per vendere alla rete.

Si è prima scritto che in Italia la connessione alla rete BT è possibile dal gennaio ’98. In realtà fino al 17 maggio ’99 esisteva un rilevante ostacolo di carattere fiscale, rappresentato dalla necessità di 1) presentare denuncia di officina elettrica all’Ufficio Tecnico di Finanza; 2) richiedere la licenza di esercizio, con il pagamento del relativo diritto annuale e 3) installare un contatore valido ai fini UTF, per la contabilizzazione dell’energia prodotta e il pagamento dell’imposta erariale.

In pratica, anche gli impianti più piccoli si trovavano di fronte ad un ulteriore complicazione delle pratiche, nonché ad un altro aggravio dei costi.

Fortunatamente, nel collegato in materia fiscale dell’ultima Finanziaria (legge 133/99) c’è un comma dell’articolo di legge che modifica il T.U. sull’imposta di fabbricazione del 28/10/95 estendendo l’esenzione agli impianti fino a 20 kW, anche se collegati alla rete elettrica.

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L’energia elettrica prodotta da fonte fotovoltaica presenta delle peculiarità che la rendono in qualche modo "preziosa". Prima di tutto, come è noto, si tratta di una fonte rinnovabile con un impatto sull’ambiente praticamente nullo. In secondo luogo, la produzione di energia elettrica nelle ore di insolazione permette di ridurne la domanda alla rete durante il giorno, proprio quando si verifica la maggiore richiesta. L’obiettivo, sebbene ambizioso e certamente di lungo periodo, è "livellare" i picchi giornalieri delle curve di domanda, ai quali solitamente corrispondono le produzioni energetiche più costose. E’ quindi un’alternativa interessante, in particolare alla luce della crescente diffusione dei sistemi di condizionamento negli edifici residenziali e commerciali.

Curva di consumo giornaliero…

 

Inoltre l’energia prodotta in prossimità dell’utilizzazione ha un valore maggiore di quello dell’energia fornita dalle centrali tradizionali, in quanto vengono evitate le perdite di trasporto.

Se si considera che i moduli, sostituendo le tegole o i vetri delle facciate, possono anche essere degli elementi costruttivi, per l’edificio il costo di un sistema fotovoltaico può rappresentare un costo evitato.

 

I programmi tedeschi e giapponesi

E’ ora interessante vedere quello che succede in Germania e in Giappone.

In seguito al grande successo registrato dal primo progetto di incentivazione, denominato "Programma 1.000 tetti fotovoltaici", il mercato tedesco del solare fotovoltaico si può proprio dire che sia decollato: i 1.000 tetti solari sono stati rapidamente superati, raggiungendo valori sempre crescenti di MWp installati (vedi tabella 1) e da pochi mesi è partito il nuovo "Programma 100.000 tetti fotovoltaici".

 

TABELLA 1 - VOLUME DEL MERCATO TEDESCO [MWp] 

Anno

Totale [MWp]

Connessi a rete [MWp]

Isolati [MWp]

1990

0,55

0,50

0,05

1991

0,95

0,90

0,05

1992

3,02

2,94

0,08

1993

3,21

3,14

0,07

1994

3,10

2,66

0,44

1995

4,45

3,55

0,90

1996

8,10

6,10

2,00

1997

11,00

8,00

3,00

1998

7,50

5,00

2,50

Analizzando l’andamento delle vendite è evidente che la connessione a rete rappresenta il motore trainante del fotovoltaico, se però accompagnata da adeguati programmi di incentivazione.

Il calo registrato nel 1998 è spiegato dal termine di alcuni programmi di sostegno. Il mercato tedesco ha poi presentato un’ulteriore fase di stagnazione nei primi mesi di quest’anno, ma solo perché si trattava di una fase di attesa, in quanto stava partendo il nuovo e ben più massiccio programma dei 100.000 tetti e quindi risultava conveniente attendere.

E’ opportuno rilevare che gli incentivi esistenti in Germania sono molto variabili da zona a zona, a seconda degli enti e delle aziende elettriche coinvolte. Cambiano quindi i DM/kWh riconosciuti, così come i contributi in conto capitale.

In linea di massima si può dire che la caratteristica principale del nuovo Programma 100.000 tetti fotovoltaici è la possibilità di disporre di un finanziamento a tasso 0, da 1 a 10 anni, per una copertura del costo d’impianto variabile con il riconoscimento dell’energia prodotta (vedi tabella 2).

Fino a 0,40 DM/kWh l’impianto può essere totalmente finanziato (in 10 anni). Se invece si riceve dalla società elettrica locale un corrispettivo eguale o superiore a 0,40 DM/kWh, la percentuale finanziabile e il numero di anni varia come previsto dalla tabella 2.

TABELLA 2 - MASSIME QUOTE DI CREDITO IN FUNZIONE DEGLI ANNI DI 

RIMBORSO E DEL RICONOSCIMENTO DELL’ENERGIA PRODOTTA (Germania)

 

[DM/kWh]

Anni

0,40

0,50

0,60

0,70

0,80

0,90

1,00

1,10

1,20

1,30

1,40

1,50

1,60

1,70

1,80

1

100%

100%

100%

100%

95%

95%

95%

95%

95%

95%

95%

95%

95%

95%

90%

2

100%

100%

95%

95%

95%

95%

95%

90%

90%

90%

90%

90%

85%

85%

85%

3

100%

95%

95%

95%

90%

90%

90%

90%

85%

85%

85%

80%

80%

80%

75%

4

100%

95%

95%

90%

90%

90%

85%

85%

80%

80%

80%

75%

75%

70%

70%

5

100%

95%

95%

90%

90%

85%

85%

80%

80%

75%

75%

70%

70%

65%

65%

6

95%

95%

90%

90%

85%

85%

80%

75%

75%

70%

70%

65%

60%

60%

55%

7

95%

95%

90%

85%

85%

80%

75%

75%

70%

65%

65%

60%

60%

55%

50%

8

95%

95%

90%

85%

80%

80%

75%

70%

65%

65%

60%

55%

50%

50%

45%

9

95%

90%

90%

85%

80%

75%

70%

65%

65%

60%

55%

50%

45%

40%

40%

10

95%

90%

85%

80%

75%

75%

70%

65%

60%

55%

50%

45%

40%

30%

30%

 

Il credito massimo ammissibile è pari a 500.000 Euro (968 milioni di Lire), corrispondente a impianti di circa 80 kWp.

Se si desidera è possibile cominciare a pagare le rate dal terzo anno in poi. Le rate hanno cadenza semestrale e il credito può essere restituito in ogni momento.

Nella prima metà del 1999 sono stati richiesti finanziamenti per 70 miliardi di Lire (corrispondenti a 2.000 impianti fotovoltaici), mentre per il secondo semestre si prevede il finanziamento di altri 6.000 impianti: si dovrebbe così arrivare a 18 MWp installati nell’arco di tutto il 1999.

Complessivamente il programma porterà alla realizzazione di 300 MWp in 6 anni.

I finanziamenti possono essere combinati con gli incentivi locali, che possono appunto variare da zona a zona, basta che la sovvenzione complessiva non superi l’ammontare totale dell’investimento.

I soggetti interessati faranno richiesta alla propria banca, che si assumerà la responsabilità del credito. A loro volta le banche si rivolgeranno alla KfW (Kreditanstalt fur Wiederaufbau, Istituto di credito per la ricostruzione), che è la banca statale responsabile del programma. In realtà, gli interessi che i fruitori dei crediti non pagheranno (ricordo che i tassi sono dello 0%) saranno pagati dallo Stato, che spenderà per questa operazione 1 miliardo di marchi (quasi 1.000 miliardi di Lire) in 6 anni. La KfW è particolarmente coinvolta nel finanziamento di progetti rivolti alla salvaguardia dell’ambiente: solo nel 1998 sono stati impegnati 8.800 miliardi di Lire in investimenti per l’ambiente, che hanno permesso 248.000 nuovi posti di lavoro, così suddivisi: 42.000 nel settore infrastrutture, 44.000 nel settore abitazione e 162.000 nelle imprese.

In Germania si guarda con molta attenzione al Giappone, che è sicuramente il paese al mondo che più spinge il settore del fotovoltaico.

Nel 1995 il programma giapponese permise 1,9 MWp di installazioni, grazie a sussidi pari al 50% del costo dell’impianto. L’anno seguente la potenza installata è cresciuta a 3,6 MWp, grazie soprattutto ad una grande promozione attuata attraverso tutti i media. Nel ’97 si è quindi giunti a 6,6 MWp, per registrare un vero e proprio boom nel ’98, con 21 MWp. Per il 1999 si prevede la realizzazione di tetti fotovoltaici per un totale di 40 MWp. E’ interessante notare l’incremento registrato, nonostante la riduzione dei contributi, ora attestati intorno al 30% del costo.

In Germania si pensa che il tasso di crescita possa essere anche maggiore, grazie soprattutto al fatto che non si deve partire da zero (come è invece in Italia) e la gente conosce già abbastanza bene le caratteristiche principali degli impianti solari fotovoltaici.

 

Conclusioni

Il programma italiano dei 10.000 tetti fotovoltaici rappresenta sicuramente un’interessantissima opportunità. Gli incentivi prospettati sono tra i più favorevoli mai registrati: il contributo statale pari al 75% del costo totale convincerà sicuramente molti italiani a installare un impianto sul proprio tetto.

Oltretutto sembra che sarà pure possibile cumulare questo sostegno con eventuali ulteriori incentivi regionali o nazionali. Il bando, che si spera sia davvero prossimo alla pubblicazione, chiarirà ogni dubbio.

Si attende poi dall’Authority un adeguamento della valorizzazione del kWh fotovoltaico.

In parallelo, ci si augura anche che ci sia una sincera volontà da parte di tutte le aziende elettriche a semplificare e velocizzare tutte le problematiche tecnico-amministrative. Allo stato attuale, contattando ad esempio gli uffici ENEL di zona, è molto difficile riuscire ad ottenere soddisfacenti delucidazioni su quello che bisogna fare per collegarsi alla rete con un proprio impianto fotovoltaico, nonostante sia legalmente e tecnicamente possibile, al di là del programma dei tetti.

Oltre che sperare che non si verifichi alcun ostruzionismo da parte delle aziende elettriche locali, esistono altre due preoccupazioni. La prima riguarda i tempi di erogazione dei contributi: non si parla di pochi milioni (un impianto da 3 kWp costerà intorno ai 45 milioni di Lire) e quindi è importante che sia garantito sin dall’inizio il tempo esatto che intercorrerà tra la realizzazione dell’impianto e il versamento del contributo. Se i fondi saranno, come sembra, già disponibili, non sarebbe molto saggio dover ricorrere alle banche, complicando le pratiche e innalzando inutilmente i costi. La seconda preoccupazione è invece relativa al fatto che la data di ricezione della domanda costituisce il criterio di priorità di valutazione e, in caso positivo, di assegnazione del contributo. Questo significa che si rischia un rapidissimo esaurimento dei fondi disponibili, con una probabile diseguale distribuzione degli stessi, sia da un punto di vista geografico che di ditte coinvolte nei lavori di installazione.

L’ultimo augurio è che nei prossimi articoli sull’argomento non sia più necessario utilizzare né il futuro né il condizionale, in quanto si parla con i "sarà" e i "sarebbe" già da troppo tempo e sarebbe triste constatare che il ritardo italiano in materia non sia più solo temporaneo ma cronico…

 “Programma Nazionale 10.000 tetti fotovoltaici”,  prevede, nell’arco di 5 anni, l’installazione di circa 50 MWp di impianti fotovoltaici, tutti connessi alla rete elettrica. La taglia degli impianti sarà compresa tra 1 e 50 kWp e l’incentivazione sarà soprattutto costituita da una sostanziale copertura dei costi iniziali (per il primo anno dovrebbe essere tra il 75 e l’80 %), che sarà rivista ogni anno in base all’andamento dei prezzi di mercato.

Questa iniziativa dovrà rappresentare solo un inizio, come è stato in altri paesi, dove, dopo il successo dei primi programmi pilota, si è intrapresa la strada della diffusione su larga scala: in Germania è già partito il “Programma 100.000 tetti fotovoltaici”, in Giappone si sta ormai concludendo il “Programma 70.000 tetti fotovoltaici”, cui ne seguiranno altri ancora.

 

La diffusione dei tetti fotovoltaici dipende soprattutto dai seguenti fattori:

1)     volontà reale delle autorità pubbliche a sviluppare il settore attraverso specifici programmi d’incentivazione. Tra i molteplici metodi disponibili, i più comuni sono i contributi a fondo perduto, i finanziamenti agevolati e a lungo termine, il green pricing, la possibilità di cedere alla rete elettrica l’energia prodotta da fonte fotovoltaica a condizioni molto vantaggiose (accordi di net metering);

2)     capacità di organizzare e gestire efficacemente i programmi di sviluppo. E’ necessario semplificare al massimo le operazioni che gli utenti devono eseguire per poter realizzare gli impianti. Inoltre è indispensabile prevedere una massiccia campagna informativa, prima di tutto per far sì che le agevolazioni siano compiutamente sfruttate e, in secondo luogo (ma per questo non meno importante), affinché sia sempre più diffusa la conoscenza della tecnologia fotovoltaica;

3)     ampia disponibilità di collaborazione da parte delle società elettriche locali e nazionali, affinché forniscano un valido supporto agli utenti interessati ad installare un tetto fotovoltaico;

4)     sostegno dei Comuni, che garantiscano tempi brevi nel rilascio di eventuali permessi di costruzione. I vincoli paesaggistici creano spesso problemi all’installazione di pannelli solari, nonostante nella stessa zona siano quasi sempre presenti imponenti tralicci per la trasmissione dell’energia elettrica. L’attenzione all’ambiente deve necessariamente essere accompagnata da maggiore buon senso.

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TETTI FOTOVOLTAICI IN GERMANIA

Nell’ambito del programma 100.000 tetti fotovoltaici, in Germania nel corso del 1999 saranno realizzati 6.000 impianti da 3 – 4 kWp l’uno, per un totale di 18 – 20 MWp. Il governo tedesco pagherà il 40 % circa dei relativi costi. Per le quote restanti saranno disponibili dei finanziamenti a 10 anni, a tasso zero e con inizio dei pagamenti dopo i primi due anni di utilizzo dell’impianto.

Ogni anno il numero di installazioni verrà incrementato, fino ad arrivare alle 30.000 installazioni in un anno dopo 6 anni dall’inizio del programma, equivalenti ad una potenza di 90 – 100 MWp.

A dimostrazione del fatto che si tratta di progetti effettivamente realizzabili, è opportuno ricordare che in Germania nel 1998 sono già stati installati circa 10 MWp di impianti fotovoltaici, per la quasi totalità piccoli impianti connessi alle reti elettriche locali (senza alcun problema creato dalle stesse società elettriche, che nella maggior parte dei casi riconoscono significativi corrispettivi al kWh prodotto da fonte fotovoltaica – fino a 2 DM/kWh).

Fonte: PV News (02/99)


ENEA 
Numero Verde "Tetti Fotovoltaici" : 800.466.366


  "Fai da te" 
Come installare un impianto ottenendo il miglior rendimento

Stabilire la potenza necessaria è essenziale per dimensionare adeguatamente l'impianto, lasciandosi anche una riserva per eventuali successivi incrementi di utenze, senza poi dover stravolgere tutto. La fame, si sa, vien mangiando! Calcolate quanta energia vi occorre, tenendo presente una giusta turnazione delle utenze, ad evitare di trasformare il veicolo in una centrale elettrica! Diciamo che per dare un sensibile aiuto alle batterie serve un pannello da 50-60 watt se il frigo è trivalente; almeno il doppio se a compressore. Il tutto sapendo però gestire oculatamente l'energia.

Che tipi di pannelli? Il silicio monocristallino di norma, ha un rendimento più elevato rispetto al policristailino. In ogni caso è fondamentale che il pannello abbia la certificazione della potenza, con etichetta che identifichi anche il costruttore. Evitiamo prodotti anonimi, non certificati, o con possibili segni di alterazioni in merito.

Dove e come installarli? Il tetto è la sede naturale; ma la specifica posizione deve rispettare alcuni requisiti. Non siano adiacenti a bauliere, antenne televisive, o altri oggetti (magari temporanei) che per la loro altezza possano proiettare ombra, anche parziale, sui pannelli. Attenzione: le celle componenti i moduli sono collegate in serie; se una va in ombra riduce drasticamente la produzione di energia ed è come se tutto il pannello fosse in ombra. Avendo due o più pannelli sarebbe meglio collocarli insieme e non distanti fra loro. Si evita che uno possa essere al sole e l'altro no, semplificando pure il montaggio ed i collegamenti elettrici. Inoltre all'uscita di ogni pannello, se non già presenti all'origine, occorre inserire i "diodi di by-pass", per evitare che un modulo al sole scarichi patte della propria potenza su quello in ombra. Il sistema più semplice e veloce è vincolare permanentemente i pannelli orizzontali (o quasi) sul tetto; posizione che comunque devono avere in marcia per non creare sollecitazioni allo stesso, né forti resistenze aerodinamiche. Tuttavia in inverno, l'altezza del sole non supera i 30° circa sull'orizzonte e l'arco diurno è più corto, perciò la produzione di energia diminuisce enormemente; ma nel contempo abbiamo la maggior richiesta di corrente. Invece potendo orientare i pannelli sul piano orizzontale, cosa non facile, (è più semplice orientare il veicolo con il muso verso sud) ed inclinarli sul piano verticale, riduciamo drasticamente questo inconveniente. 

Come fissarli?
Avvitare direttamente le cornici dei pannelli sul tetto, o incollarli, è sconsigliabile per vari motivi. Se il tetto ha un rivestimento metallico, spesso la lamiera non fa corpo unico con la sottostante struttura, ma è libera per assorbire le dilatazioni lineari dovute alle variazioni di temperatura esterna. E se in concomitanza dei punti di aggancio non abbiamo travetti in intercapedine, rischiamo di vincolarli solo ad un sottile foglio di alluminio ed al polistirolo (o al massimo a del poliuretano), senza alcuna garanzia di tenuta nel tempo, né di impermeabilità. La situazione è leggermente migliore con rivestimenti in vetroresina, ma comunque non ottimale. Personalmente si preferisce l'applicazione diana o due robuste barre portatutto ben ancorate lateralmente, nel punto in cui il tetto si unisce alle fiancate; zona di adeguata consistenza. Però in commercio esistono anche specifici kit di fissaggio. Per bloccare le barre possiamo avvalerci di robuste viti autofilettanti per legno, adeguatamente lunghe, meglio se con testa esagonale, per esercitare maggior forza nell'avvitamento, rispetto a quella ottenibile con un cacciavite. Ovviamente prima occorre forare con una punta leggermente più sottile rispetto al diametro della vite (escluso lo spessore della filettatura). Con una piccola siringa si inietta silicone nei buchi e si riveste con "terostat" la parte superiore dei gambi delle viti, specie sotto le teste delle stesse. A lavoro ultimato ricoprire con un po' di silicone, ulteriore protezione esterna, valida anche contro la ruggine. In ogni caso, prima di fissare le barre, è indispensabile studiarne accuratamente il miglior punto di collocazione. Comunque occorre preventivamente unire i pannelli tra loro, inglobandoli anche in un'ulteriore cornice perimetrale in alluminio anodizzato, utilizzando bulloneria in acciaio inox. Poi si fissano i moduli alle barre, sempre tramite analoghi bulloni. Se invece vogliamo averli anche sollevabili, la cornice perimetrale è indispensabile,' per irrobustire il tutto ed evitare, muovendoli, possibili svergolamenti degli stessi con eventuali rotture del cristallo di protezione. Per unirli alla barra anteriore useremo robuste cerniere (sempre inox) al posto dei bulloni, in modo da consentire la rotazione. Invece la barra posteriore fungerà in marcia da appoggio per i pannelli, che in ogni caso dovranno esservi saldamente bloccati, mentre in sosta diverrà il punto su cui si andranno ad incastrare i supporti di sollevamento. 
Un'altra ipotesi di appoggio può essere il perimetro di una preesistente bagagliera, al posto della barra posteriore. 

Ricapitolando: prima unire i pannelli, poi fissarli alle barre; quindi porre il tutto sul tetto ancorando le barre. L'operazione, pur non difficile, richiede però l'intervento di almeno due persone, ma è meglio essere in tre. 

Nota: lavorando sul tetto è opportuno appoggiare i piedi su una tavola di legno, lunga, larga e robusta, per distribuire il peso su un'ampia superficie. Non sempre i tetti sono realmente "calpestabili". Non dimentichiamo anche che i pannelli devono essere lavati periodicamente, per rimuovere la patina di smog e sporco che si deposita nel tempo; forma un filtro che ne riduce l'efficienza.

I cablaggi molto spesso sono la causa del cattivo rendimento dell'impianto, perché notevolmente sottodimensionati agli ampere prodotti dai moduli. Per stare tranquilli adottiamo una regola tanto semplice quanto valida: cavi da 1 mmq per ogni ampere teoricamente generato. 
Es: un pannello da 60 Watt dovrebbe dare 3,64 A circa 
(60 W:16,5 - 17 V = 3,64A) 
infatti occorre dividere la potenza non per 12 (tensione nominale, ma per quella massima di picco, che mediamente si aggira intorno ai 16-17 V), quindi un cavo da 3,5 - 4 mmq; 2 pannelli da 50 W=100 W=6,06-6,1 A, quindi almeno 6 mmq. Inoltre occorre considerare la lunghezza totale dei cablaggi, più strada dobbiamo percorrere maggiore è la caduta di tensione. Di conseguenza conviene sempre sovradimensionare i nostri cavi. Questo è anche un motivo per non utilizzare preesistenti cablaggi dell'impianto elettrico di bordo; perché non troveremo mai sezioni idonee al nostro scopo. Per cui è tassativo porre in opera una nuova linea elettrica indipendente, partendo dai pannelli, da qui alla specifica centralina di regolazione, per poi arrivare fino alle batterie. Una precauzione aggiuntiva consiste nel proteggere i cavi lungo i percorsi esterni: tetto, sottoscocca vano motore, inguainandoli entro tubi flessibili spiralati.

Dove e come entrare con i cavi nel veicolo è un problema da vagliare con scrupolosità. Forare il tetto è sempre poco piacevole. Se la potenza dell'impianto non richiede un cablaggio di sezione superiore a 6 - 8 mmq si può convenientemente bucare la cornice di un oblò, o passare attraverso il comignolo della cappa aspirante, ma mai quello della stufa! Però, attraverso l'oblò, in genere sbuchiamo in una zona aperta e non è bello vedere fili elettrici, che dovremmo cercare di camuffare alla meglio entro canaline, sempre e comunque a vista. Viceversa il condotto della cappa aspirante, di norma, passa entro il pensile cucina; quindi è più nascosto. Se invece siamo costretti al fatidico "pertugio" cerchiamo di farlo in corrispondenza di un armadio , o di un pensile, per occultare meglio il tutto. Anche l'occhio vuole la sua parte! Ma soprattutto sigilliamo perfettamente, tramite appositi passacavi, terostat e/o silicone.

Il regolatore di carica è un componente fondamentale per il corretto funzionamento dell'impianto, quindi da scegliere con attenzione. Oltre a quanto già detto nello scorso numero, è molto importante il modo in cui effettua la ricarica, poiché la maggior parte di questi prodotti lavora esclusivamente in base alla tensione delle batterie e non al loro reale "stato di carica". 
Ad esempio, se la batteria è parecchio scarica (e un po' vecchia), quando comincia a ricevere energia dai pannelli la tensione sale ed in poco tempo raggiunge anche i 13,5 - 14 V. In realtà gli ampere - ora incorporati sono pochi. Se il regolatore "taglia" a 13,7 V circa l'accumulatore è ricaricato solo in parte e, inserita un'utenza, scende rapidamente di tensione. Fra l'altro lo stato di carica della batteria è influenzato dalla temperatura esterna; quanto più è freddo maggiore è la carica necessaria. Però se la soglia di tensione è troppo alta, in estate la batteria può andare in ebollizione. Di conseguenza sarebbe proficuo utilizzare un regolatore allo stato solido controllato da microprocessore e dotato di sonda termometrica, per sfruttare al massimo l'energia immagazzinabile. Inoltre è opportuno avere un regolatore che possa visualizzare quale batteria stia ricaricando, nonché lo stato di carica e ci avvisi quando stiamo scendendo a bassi livelli di tensione, pericolosi per la vita delle batterie stesse. In ultimo verifichiamo la dimensione delle morsettiere per l'allacciamento dei cablaggi, perché in vari regolatori è già problematico inserirvi cavi da 4 mmq.

Dove ubicarlo? Se il regolatore è dotato di sonda termometrica converrebbe porlo quanto più vicino possibile alle batterie, per percepire reali dati di temperatura, senza essere falsato da quella all'interno del veicolo. Non avendo quest'esigenza, è preferibile in vicinanza della centralini di bordo, per avere una zona raccolta inglobante la strumentazione di controllo. Molto dipende anche dalle dimensioni del regolatore, dallo sviluppo del cablaggio e dalla visibilità del display. Evitiamo la vicinanza con intense fonti di calore ed i punti a rischio di urti.

I sistemi di sicurezza sono indispensabili. Non lasciamo capicorda, né tratti di cavi scoperti, o liberamente fluttuanti Suggeriamo anche di inserire fusibili di adeguato amperaggio nell'impianto; uno a monte della centralina ed uno in prossimità dei morsetti di ogni batteria, validi anche per qualsiasi intervento manutentivo.

Nota: se il veicolo è corredato con staccabatterie rapidi (e ovviamente li disinserite in rimessaggio), i cablaggi dell'impianto fotovoltaico vanno collegati a monte degli stessi; così le batterie saranno sempre cariche.

ALOE VERA per la nostra SALUTE

 

 

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Ultimo aggiornamento sabato 05 dicembre 2015